Cos'è un'area di tutela dell'acqua potabile

Cos'è un'area di tutela dell'acqua potabile?
Zone I a protezione delle sorgenti "Alfötsch" (Foto: Agenzia provinciale per l'ambiente e la tutela del clima)

La legislazione attuale prevede che ogni fonte (sorgente, pozzo) che alimenta acquedotti d'acqua potabile pubblici sia tutelata e con essa il suo bacino imbrifero. La tutela si concretizza limitando le possibili fonti d'inquinamento siano esse dovute ad attività svolte sul territorio o all'utilizzo del suolo.

Come vengono istituite le aree di tutela dell'acqua potabile?

L'istituzione delle zone di tutela dell'acqua potabile per l'approvvigionamento pubblico è iniziata nel 1973 con la tutela delle sorgenti e dei pozzi alimentanti gli acquedotti pubblici dei grandi centri abitati dell'Alto Adige.

La base per l'istituzione delle aree di tutela dell'acqua potabile è rappresentata oggi come allora dallo studio idrogeologico; tuttavia, i vincoli di tutela che dovevano vigere nelle singole zone non erano stabiliti chiaramente nella normativa, cosicché le opposizioni che andavano a procrastinare l'istituzione della zona stessa erano frequenti. Inoltre, l'istituzione avveniva ancora con decreto del presidente della provincia.

Attualmente sono in vigore circa 820 Aree di tutela dell'acqua potabile che rappresentano 85% delle fonti di approvvigionamento di acqua potabile degli acquedotti pubblici e sono in fase di elaborazione i Piani di tutela per il restante 15%.

Le aree di tutela dell'acqua potabile vengono istituite ai sensi della legge provinciale del 18/06/2002 n.8 “Disposizioni sulle acque” e il decreto del presidente della provincia del 24/07/2006 n.35 “Regolamento sulle aree di tutela dell'acqua potabile”.

Le tre zone di tutela dell'acqua potabile

Le aree di tutela dell’acqua potabile coprono l'intero bacino imbrifero delle sorgenti e sono suddivise di norma in tre zone:

È la zona di captazione, dimensioni da 100 a 1.000 m², quella che protegge l’impianto di captazione dell’acqua potabile e l’area immediatamente circostante. In essa è vietato l’accesso, per questo motivo deve essere recintata. In essa sono ammesse solo attività inerenti l’approvvigionamento idrico. La sistemazione in superficie deve permettere un rapido deflusso delle acque superficiali in maniera tale che non si formino pozzanghere ed inoltre deve essere inverdita. È vietato lo spargimento di qualsiasi fertilizzante.

La zona II è detta anche ristretta o zona dei 50 giorni; ha dimensioni da 5 a 10 ha; all'interno di quest'area si stima che la permanenza dell'acqua nel sottosuolo sia inferiore a 50 giorni, tempo necessario a inattivare gli agenti patogeni presenti nell'acqua. In tale zona composti facilmente degradabili ed agenti patogeni (batteri) non devono raggiungere il sottosuolo saturo d’acqua e gli scavi non devono pregiudicare l’acqua di falda. Può essere prescritta una profondità massima di scavo e le attività edilizie possono subire delle restrizioni. Le fognature devono essere posate all’esterno della zona o provviste d’appositi sistemi di sicurezza. In linea di principio l’utilizzo di fertilizzanti liquidi non è permesso e gli altri tipi di fertilizzanti possono essere usati limitatamente allo stretto necessario delle colture agricole. Il pascolo abitualmente praticato nelle regioni alpine è generalmente permesso.

Corrisponde al bacino d’alimentazione della fonte idrica, dimensione fino a 100 ha; essa offre protezione da composti difficilmente degradabili nel sottosuolo ed impedisce la possibile riduzione delle portate d’acqua disponibile. Poiché l’acqua permane nel sottosuolo per almeno 50 giorni è necessaria la tutela solamente dai contaminanti molto resistenti o da interventi edili molto estesi. I divieti, i vincoli di tutela e le limitazioni all’uso comportano modifiche consistenti quali variazioni al PUC, attività estrattive e coltivazione di miniere, la costruzione di nuovi siti cimiteriali e il prelievo d’acqua sotterranea a fini di utilizzazione termica. In agricoltura possono essere impiegati solamente i fitofarmaci della lista positiva.


Riferimenti normativi: consulta la pagina sulla legislazione

Contatto: Ufficio Gestione sostenibile delle risorse idriche