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Incendio di Naz Sciaves: nessun pericolo per la popolazione di Aica

Nella zona abitata di Aica la presenza di sostanze tossiche provocate dall'incendio sviluppatosi il 9 agosto scorso al centro di riciclaggio di Naz-Sciaves era da considerare non pericolosa, date le bassissime concentrazioni (tracce non dosabili) ed i brevi tempi di una eventuale esposizione. Lo conferma il direttore dell'Agenzia provinciale per l'ambiente, Luigi Minach, dopo aver valutato gli esiti dei rilevamenti condotti.

In seguito all’incendio divampato il 9 agosto 2007 presso il deposito di materiale plastico ed ingrombrante presso l’impianto di riciclaggio e discarica di Naz Sciaves (Bressanone), si sono liberate notevoli quantità di fumo. Il fumo fortunatamente è risalito in gran quantità verticalmente e solo in parte si è mosso in basso, verso nord, in direzione di un lato dell’abitato di Aica.

L’Agenzia provinciale per l'ambiente APPA (Laboratorio aria e rumore – Ufficio gestione rifiuti) ha prontamente pianificato e realizzato una serie di rilevamenti sul luogo dell’incendio, ad alcuni metri dal focolaio principale e in zone abitate (Aica) sfiorate dal fumo. In ogni caso dal registro dei materiali depositati è risultato subito che non vi erano depositati materiali pericolosi e che perciò il rischio che nell’incendio si formassero sostanze particolarmente nocive era limitato.

In base alle analisi si può dire che riguardo ai:

1) gas tossici all’interno delle più intense volute di fumo si sono rilevate concentrazioni assai ridotte di acido cloridrico (provenienti da piccole quantità di materiali clorurati, es.:PVC) e quantità più rilevanti  di monossido di carbonio, oscillanti tra 20-70 ppm. Le concentrazioni si riducevano però rapidamente quando ci si spostava verso zone meno fumose (10-50 ppm). Nelle zone abitate più vicine (Aica) le concentrazioni di tali gas erano divenute del tutto irrilevanti (tracce non dosabili).

2) microinquinanti (clorodiossine, clorofurani) all’interno delle volute di fumo sono stati dosati 0,57ng TEQ/m3 espressi come equivalenti di 2,3,7,8 tetraclorodibenzo-p-diossina. Tale concentrazione scende di oltre la metà (0,29ng/m3) ad una decina di metri dal centro dell’incendio, in una zona meno fumosa. Ad Aica, distante qualche chilometro dall’incendio il valore riscontrato era inferiore a 0,05ng TEQ/m3 valore del tutto trascurabile, al disotto del limite di rilevabilitá del metodo. Lo stesso discorso vale per gli idrocarburi policiclici aromatici.

In sintesi si può dire che i microinquinanti tossici erano presenti solo nelle immediate vicinanze dell’incendio, mentre già a qualche decina di metri di distanza dal focolaio le concentrazioni andavano rapidamente calando. Nella zona abitata di Aica (la più vicina alla direttrice di parte dei fumi) la presenza di tali sostanze era da considerare non pericolosa, date le bassissime concentrazioni (tracce non dosabili) ed i brevi tempi di una eventuale esposizione.

SA