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L'ass. Hosp contro il "ricciolo d'oro di Dolasila"

Nel dibattito sull'opportunità o meno dell'installazione artistica sulla parete di Cima Nove, nel Parco naturale Fanes-Senes-Braies, interviene l'assessore ai beni Culturali ed alla Cultura tedesca, che definisce l'iniziativa "un abuso dell'arte contro la natura".

Anche l'assessore Bruno Hosp si dichiara contrario alla realizzazione dell'opera artistica "Il ricciolo d'oro di Dolasila", che prevede la stesura di una striscia dorata sulla parete di Cima Nove, nel Parco naturale Fanes-Senes-Braies. Così come già dal "Verband für Heimatpflege" e dal direttore della ripartizione Natura e Paesaggio Roland Dellagiacoma (vedi c.s. nr. 2598), anche da parte del responsabile provinciale dei Beni culturali e della Cultura tedesca arriva un secco no alla proposta, per ragioni artistiche, di politica culturale e per l'atteggiamento che sta alla base dell'iniziativa che Hosp definisce, "in tempi di forte consapevolezza del valore della natura, totalmente inopportuna." "Essa", commenta poi l'assessore, "non ha niente a che fare con l'arte: si tratta al contrario di un abuso dell'arte sulla natura." Un'affermazione che l'assessore giustifica con tre motivazioni:

1. La parete della Cima Nove fa parte di un'area protetta. Se anche in un Parco naturale si può procedere a dipingere una parete montana secondo un'idea soggettiva, in breve tempo il nostro paesaggio si trasformerebbe in una sorta di Disneyland.

2. Nonostante l'ipotesi che il colore scompaia in un tempo che va "dai sei ai nove mesi", resti della tinta rimarrebbero comunque visibili in nicchie, rientranze e zone riparate.

3. Se i responsabili dell'iniziativa parlano di "valorizzazione della natura", come ritiene un addetto al turismo locale, allora sarebbe meglio che si chiedessero cosa si intende davvero per "valorizzazione della montagna". Forse che la montagna in se stessa, nel suo ambiente naturale, è meno degna di considerazione? Dobbiamo renderla più presentabile esteticamente? Si tratta di una domanda che si può mettere in relazione non solo con questa iniziativa, ma anche con un trend più generale manifestatosi negli ultimi anni.

4. La natura non deve diventare un oggetto a disposizione di singoli artisti o manager turistici, né nell'"Anno della montagna" né in alcun altro periodo. Noi l'abbiamo in prestito dai nostri figli, a cui dovremo riconsegnarla intatta. Il progetto relativo al "ricciolo d'oro di Dolasila" la interpreta invece come oggetto che può essere in qualsiasi modo utilizzato, e di cui si può anche abusare, oltretutto per scopi di dubbio valore estetico ed economico. Questo non corrisponde ad una consapevolezza tipica della contemporaneità, ed è piuttosto espressione di un atteggiamento da tempo sorpassato.

5. Sarebbe interessante vedere cosa succederebbe se l'artista di Colonia proponesse di dipingere il Duomo della sua città con l'appoggio di qualche esperto turistico, e senza l'approvazione dei responsabili culturali del Comune. E sarebbe interessante vedere cosa succederebbe se l'iniziativa venisse comunicata al pubblico solo dopo la sua approvazione: probabilmente insorgerebbe la cittadinanza. Ed in questo caso si tratterebbe di un'opera dell'uomo come il Duomo, e non di un'opera divina come la parete di Cima Nove.

"Arte e cultura", conclude l'assessore Hosp, "non vogliono abusare della natura, né trattarla come oggetto, né tantomeno violentarla. Se dobbiamo parlare di progresso della cultura, allora esso deve consistere nello sviluppo di un'ampia consapevolezza. Questa consapevolezza dovrebbe essere l'unica vera prestazione culturale nell'"Anno della Montagna"."

MC