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Vertice Provincia-Comuni: più flessibilità per le zone di rischio

Comuni altoatesini al lavoro per elaborare i piani delle zone di rischio idrogeologico. Dopo la proroga concessa lo scorso anno dalla Giunta provinciale, i documenti dovrebbero essere completati entro il 2017, e il presidente Luis Durnwalder chiede "maggiore flessibilità" per quanto riguarda l'individuazione delle zone più a rischio.

I piani per le zone di rischio idrogeologico rappresentano un obbligo per i Comuni, sancito da una serie di normativa statali ed europee. L'iter prevede l'elaborazione del documento a livello municipale, e il successivo passaggio in Giunta provinciale. "Sino ad oggi sono 7 i piani già presentati - ha spiegato il presidente Luis Durnwalder - e 20 quelli in fase di completamento. Tutti gli altri dovrebbero essere pronti entro il 2017". Il tema, pur sembrando astratto, è invece in realtà molto concreto, visto che oltre alle zone blue e gialle, vi sono anche le zone rosse, quelle considerate a maggiore rischio idrogeologico. "Al loro interno non possono essere ammesse nè nuove costruzioni - ha sottolineato Durnwalder - nè ampliamenti degli edifici esistenti, nè la riedificazione di strutture eventualmente demolite".

Ciò produce un effetto a catena: il valore degli immobili presenti all'interno delle zone rosse si deprezza, e i proprietari chiedono ai Comuni di affrontare gli investimenti necessari (spesso insostenibili finanziariamente) a trasformare la zona da rossa a gialla. "Per minimizzare rischi e responsabilità - ha concluso il presidente altoatesino - molti tecnici tendono ad ampliare le zone rosse oltre il necessario. Su questo punto chiediamo una maggiore flessibilità: se ad esempio, in una determinata area contrassegnata da un discreto rischio idrogeologico, non si sono verificati eventi di un certo rilievo negli ultimi 200 o 300 anni, consigliamo di valutare con meno rigidità l'eventuale inserimento in zona gialla o blu".

mb