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Scopazzi del melo: vertice al Centro Laimburg

Il Centro di sperimentazione Laimburg ha ospitato la decima edizione degli incontri tecnici del gruppo di lavoro internazionale sugli scopazzi del melo. Questa piattaforma serve allo scambio di conoscenze sulla diffusione della malattia nelle singole regioni e all’aggiornamento su ricerche e progressi in materia. Le zone più colpite in Alto Adige sono il Burgraviato e la bassa Val Venosta.

Bernd Panassiti, collaboratore del Centro Laimburg, presenta il progetto APPLClust

Consulenti attivi nell'ambito della difesa delle piante e ricercatori provvenienti dalle regioni di coltivazione della mela, tra i quali le regioni tedesche attorno al Bodensee, Baden-Württemberg, Renania, Amburgo e Trentino-Alto Adige sono convenuti a Laimburg per scambiarsi informazioni sulla diffusione regionale degli scopazzi del melo e discutere i progressi e le prospettive di ricerca. Il gruppo di lavoro è stato fondato nel 2000 proprio per condividere le conoscenze tra i singoli istituti sulle questioni in materia. Nell'ambito dell'incontro gli esperti del Julius Kühn-Institut (JKI) di Dossenheim (Germania) hanno presentato la ricerca che si focalizza sulle sostanze chimiche emesse dalle piante e mira a sviluppare strategie di combattimento degli insetti vettore attraverso tali sostanze.

I ricercatori della Laimburg hanno presentato i progetti di ricerca in corso nel Centro. Nel 2012 si è avviato il progetto APPL 2.0, che mira a fornire ulteriori conoscenze sulla malattia, cercando di capire quando e dove sono presenti gli insetti vettore e se vi siano altre specie coinvolte nella trasmissione della malattia. Altri obiettivi mirano a individuare come l'agente patogeno interagisca con la pianta per far scoppiare i sintomi della malattia e se gli agenti patogeni possano essere suddivisi in tipi più o meno aggressivi. Un punto chiave del progetto di ricerca APPLClust, partito nel 2013, è la ricerca dei motivi che portano alla concentrazione locale della malattia in zone precise come il Burgraviato e la bassa Val Venosta.

L'agente patogeno degli scopazzi del melo è un cosiddetto fitoplasma cioè un batterio che può "vivere" soltanto all'interno degli insetti vettore e le piante. Dal 2000 si è osservata una crescita di piante infestate, forti crescite si sono ripetute nel 2006 e nel 2011.

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