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Arretramento dei ghiacciai: perdite fino a tre metri di spessore

I ghiacciai altoatesini registrano un forte arretramento negli ultimi dodici mesi: è il dato emerso dai sopralluoghi di chiusura delle campagne glaciologiche. effettuati nell’ultima settimana dai tecnici dell’Ufficio idrografico provinciale, dell’Università di Innsbruck e del Comitato Glaciologico Italiano.

Significativa immagine della situazione sulla Vedretta di Ries lo scorso luglio (Foto Ufficio idrografico/Dinale)

"L'anno idrologico 2014/15 è stato il più caldo dall'inizio delle osservazioni nel 1850, con una temperatura media di 14,5°. Eccezion fatta per settembre, tutti gli altri mesi sono risultati più caldi rispetto alla norma", afferma il meteorologo della Provincia Dieter Peterlin. Le temperature record del 2015 hanno messo alle corde anche i ghiacciai, come conferma il forte arretramento registrato negli ultimi dodici mesi. Nell'ultima settimana i tecnici dell'Ufficio idrografico, dell'Università di Innsbruck e del Comitato Glaciologico Italiano hanno svolto i sopralluoghi di chiusura delle campagne glaciologiche su Vedretta occidentale di Ries (Riva di Tures), Ghiacciaio di Fontana Bianca (Val d'Ultimo), Vedretta Lunga (Val Martello) e Ghiacciaio di Malavalle (Val Ridanna): i risultati preliminari di accumulo nivale e scioglimento glaciale mostrano in tutti questi casi cospicue perdite di massa da parte degli apparati glaciali.

"I rilievi - spiega Roberto Dinale, vicedirettore dell'Ufficio idrografico - denotano perdite di oltre 3 metri di spessore di ghiaccio nelle zone frontali e il completo esaurimento delle riserve di neve accumulate negli ultimi due anni, entrambi più favorevoli dell'ultimo, nelle parti superiori dei ghiacciai altoatesini." Le precipitazioni del semestre invernale, alcune nevicate nella tarda primavera e a settembre, l'umidità atmosferica per lo più bassa durante la fase estiva più calda, porteranno tuttavia a risultati finali non così negativi come nel 2002/03. In particolare si stimano dati leggermente meno negativi per i ghiacciai lungo la cresta di confine, anzitutto in virtù delle nevicate un po' più copiose rispetto alla zona dell'Ortles. "Particolarmente significativa resta però ovunque la perdita di massa alle quote inferiori ed intermedie, dove non era presente neve residua dell'anno precedente. Si segnalano quindi ritiri frontali e riduzioni di superficie in genere molto consistenti", specifica Dinale. I ghiacciai dell'Alto Adige continueranno peraltro a sciogliersi anche nei prossimi decenni e una stabilizzazione delle loro dimensioni sembra possibile solo nella seconda metà del secolo limitatamente alle regioni di alta quota, ad esempio nella zona dell'Ortles o delle Alpi Breonie. Questa stabilizzazione riguarderà in ogni caso al massimo un quarto della superficie glaciale attuale.

Glaciologi dell'Università di Innsbruck hanno effettuato, su incarico dell'Ufficio idrografico provinciale, una serie di proiezioni relative all'evoluzione futura dei ghiacciai altoatesini. Alla base di tali previsioni vi sono il catasto dei ghiacciai altoatesini del 2006, le misure di profondità e di bilancio di massa disponibili in Alto Adige e le proiezioni prodotte da 15 differenti modelli climatologici per 4 scenari di emissione futura dei gas serra. Per i prossimi decenni si conferma il trend dell'attuale prevalente forte scioglimento glaciale. "Anche in futuro saranno possibili singoli anni favorevoli al glacialismo, ma gli anni meno buoni prevarranno nettamente", spiega Ben Marzeion dell'Istituto per le Scienze Atmosferiche e della Criosfera dell'Università di Innsbruck.

"Con il loro scioglimento in estate i ghiacciai mettono in circolo un surplus di acqua che può essere utilizzata in agricoltura o per la produzione idroelettrica. Al tempo stesso le superfici glaciali tenderanno a ridursi sempre più, rendendo gradualmente meno significativo il contributo dei ghiacciai al ciclo dell'acqua", aggiunge Rudolf Pollinger, Direttore delle Ripartizioni protezione civile e opere idrauliche. Non è possibile stabilire con una precisione di cinque o dieci quando sarà raggiunto il picco del contributo dei ghiacciai alle portate dei fiumi. Pare tuttavia evidente, spiegano i tecnici, che in tutti i bacini idrografici dell'Alto Adige tale picco sia già stato raggiunto oppure si stia verificando ora. L'Alto Adige deve quindi prepararsi a tempi in cui, nella maggior parte delle aree oggi glacializzate, a fine secolo non rimarrà che poco ghiaccio e quindi ad un ruolo dei ghiacciai sempre meno importante nel ciclo dell'acqua.

  

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