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Intervento dell'Ufficio Caccia e pesca per salvare il gambero di torrente

Gli addetti dell'Ufficio provinciale, insieme alle autorità forestali di Egna ed ai Vigili del Fuoco, hanno attuato un sistema di prelevamento di acqua dal lago di Favogna per alimentare il rio dei Gamberi. in questo modo, si conta di salvare la popolazione di gamberi di torrente che lo abita, minacciati dalla siccità.

Insieme agli addetti della Stazione forestale di Egna ed ai Vigili del fuoco, i responsabili dell’Ufficio provinciale Caccia e pesca sono intervenuti questo pomeriggio per salvare la popolazione di gamberi di torrente (Austropotamobius pallipes italicus) che abita il rio dei Gamberi, emissario del lago Favogna.

A causa della siccità, infatti, questi animali (che, a differenza del gambero di fiume, sono autoctoni) sono in grave pericolo: calando l’acqua nel lago, il rio non viene più alimentato e rimane asciutto. “Sono già molti”, spiega Giorgio Carmignola, direttore sostituto dell’Ufficio provinciale Caccia e pesca, “gli animali trovati morti nel letto del rio”. Per affrontare la situazione, l’Ufficio provinciale aveva già provveduto ad alimentare il corso d’acqua in scanalando l’acqua di esubero del serbatoio di acqua potabile di Favogna. Ora, tuttavia, anche nel serbatoio non c’è più acqua in esubero, e pertanto questa soluzione non è praticabile.

Oggi, quindi, si è provata una soluzione alternativa, prelevando acqua dal lago di Favogna per immetterla direttamente ed artificialmente nel rio. La pompa installata dagli uomini dell’Ufficio Caccia e pesca, della Stazione forestale e dei Vigili del fuoco rifornisce il rio dei Gamberi di 1 l/s di acqua, facendo calare di circa mezzo centimetro al giorno il lago. “Questa soluzione”, spiega ancora il dott. Carmignola, sostituto del dott. Heinrich Erhard, “è praticabile solo per due-tre settimane al massimo, per non incidere negativamente sul livello dell’acqua del lago e sull’ecosistema stesso”. Nel frattempo, però, la popolazione di gamberi di torrente è salva. L’operazione è particolarmente importante dato che questi animali, una volta presenti in molti piccoli corsi d’acqua in zone montane fino ai 1.000 metri, abitano oggi soltanto il rio nella valle della Primavera ed il rio dei Gamberi.

La speranza degli addetti ai lavori è riposta comunque nella pioggia: solo una precipitazione consistente permetterebbe al lago di Favogna di tornare ad alimentare il torrente, eliminando qualsiasi rischio di consumo eccessivo dell’acqua del lago.

MC