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Elettrosmog: nuovi limiti e obiettivi di qualità per le esposizioni ai campi elettrici, magnetici e elettromagnetici

Il Laboratorio di chimica fisica presso l'Agenzia provinciale per l'ambiente informa che sono stati fissati con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni alle radiazioni non ionizzanti (NIR).

Il decreto riguarda per le alte frequenze (100 kHz – 300 GHz), i campi elettromagnetici generati da sorgenti fisse, ad esempio antenne di impianti di telecomunicazione e radio/TV, per le frequenze molto basse (50 Hz), i campi elettrici e magnetici di rete generati dagli elettrodotti. La distinzione tra alta e bassa frequenza si rende necessaria poichè con la frequenza (una grandezza che caratterizza le radiazioni) cambiano notevolmente gli effetti che le NIR possono avere sull’organismo umano. In dipendenza della frequenza della radiazione il legislatore definisce dei limiti diversi.

Le novità del decreto potrebbero comportare modifiche anche per l'Alto Adige: nel primo caso (alte frequenze) il nuovo decreto ribadisce sostanzialmente quanto già fissato nel precedente decreto del 1998, n. 381, cioè 6Volt/m come obiettivo di qualità per l’intensità del campo elettrico. Con ciò in Italia si conferma un limite nettamente inferiore a quello di altri stati europei che normalmente fanno riferimento ai 41 V/m consigliati a livello internazionale dalla commissione per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP). In aggiunta, nel nuovo decreto sono specificati alcuni importanti chiarimenti sull’ambito di validità di questi limiti: ad esempio i 6 V/m valgono “all’interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari”, inoltre, “all’aperto nelle aree intensamente frequentate (come tali si intende anche superfici edificate ovvero attrezzate permanentemente per il soddisfacimento di bisogni sociali, sanitari e ricreativi)”. In riferimento alla situazione in Alto Adige, il Laboratorio di chimica fisica spiega che le nuove disposizioni non comporteranno sostanziali modifiche all’attuale prassi di valutazione degli impianti di telefonia mobile o radio TV, in quanto già ora l'Agenzia provinciale per l'ambiente chiede ai gestori di pianificare l’impianto e il sito in modo tale da rispettare ampiamente i 6 V/m nelle zone con permanenza prolungata.

Anche nel secondo caso (basse frequenze) si riconferma il precedente limite di esposizione di 100 µT per l’induzione magnetica. Si tratta di un valore consigliato a livello internazionale e per questo preso come punto di riferimento nella legislazione di molti stati europei ed anche da quella italiana. Si tratta però di un valore ritenuto da molti ricercatori troppo elevato che protegge solamente dagli effetti acuti e non da quelli a lungo termine. Per questo motivo il nuovo decreto introduce per l’induzione magnetica dei limiti di cautela aggiuntivi, più restrittivi (un livello di attenzione di 10µT ed un obiettivo di qualità di 3 µT). In futuro le fasce di rispetto dovranno fare riferimento a questo obiettivo di qualità (3 µT) che vale sia per la progettazione di nuovi elettrodotti che per la progettazione dei nuovi insediamenti in prossimità di linee elettriche già esistenti. Le distanze di rispetto indicate nel Dpcm 23.04.1992 sono abrogate. Va aggiunto però che alcune Regioni chiedevano limiti ancora più bassi per l'induzione magnetica.

Per quanto riguarda l'Alto Adige, il nuovo decreto impone come obiettivo di qualità un valore (3 µT) che non è superato neanche nei punti più critici, ad esempio nella zona di Millan (Bressanone), dove vi sono diverse case vicine a elettrodotti. "Pertanto se a Millan si decidesse di spostare gli elettrodotti, dato che i limiti di legge non sono superati le spese non andrebbero a carico del gestore", spiega il direttore del Laboratorio Luigi Minach. "Dato che ovviamente nessuno vuole abitare in prossimità di un elettrodotto, è prevedibile che la controversa discussione andrà ancora avanti per un pezzo", aggiunge Minach riferendosi alle eventuali difficoltà dei Comuni nella pianificazione di edifici in nuove zone edilizie in prossimità di elettrodotti con delle distanze di rispetto calcolate in base ai 3 µT. "All’occorrenza - conclude il direttore Minach - invitiamo perciò i comuni a rivolgersi per una valutazione all’Appa, Laboratorio di chimica fisica, per cercare di trovare assieme, oltre all’ovvio rispetto delle leggi vigenti, delle soluzioni che riducano il più possibile l’esposizione della popolazione."

pf