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Nuovo sistema di sorveglianza della rabbia silvestre

In Provincia di Bolzano, l'attività di sorveglianza sulla rabbia silvestre è stata radicalmente cambiata. Con l'introduzione di una normativa più semplice e aderente alle nuove conoscenze scientifiche, il servizio veterinario provinciale tiene ora in considerazione il fatto che da un decennio non si riscontrano più casi di rabbia in tutto l'Alto Adige.

L'ultimo caso di rabbia silvestre in provincia di Bolzano risale al 3 giugno del 1994, quando la malattia venne riscontrata su un tasso. Nonostante questo lasso di tempo, la questione è sempre stata tenuta in elevata considerazione, tanto che anche negli ultimi anni, per evitare l'importazione della malattia, nei comuni confinanti con l'Austria, la presenza di volpi è stata tenuta sotto controllo tramite la caccia. Gli animali uccisi sono stati portati alla sezione diagnostica di Bolzano dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, dove, da 10 anni, non si registrano più casi di rabbia.

"Dato che l'Alto Adige, e gli stati confinanti Austria e Svizzera - ha spiegato l'Assessore Hans Berger - erano immuni da anni dalla rabbia silvestre, era giunto il tempo di rinovare il sistema di sorveglianza su questa malatti, e adeguarlo alle più moderne conoscenze scientifiche". Il nuovo regolamento è stato elaborato dal servizio veterinario provinciale della Ripartizione agricoltura, in accordo con il Centro di sorveglianza sulla rabbia silvestre dell'Organizzazione mondiale della sanità, il Laboratorio nazionale di referenza per la rabbia silvestre, e l'Ufficio provinciale caccia e pesca.

Il nuovo regolamento non prevede più l'abbattimento degli animali a scopo di ricerca, bensì la consegna di volpi, faine, martore, tassi, caprioli e cervi trovati privi di vita presso gli appositi centri di raccolta. Qui vengono portati anche volpi, martore e tassi investiti dalle automobili, allo scopo di effettuare il test sulla rabbia: "Si tratta di una misura sensata - spiega Berger - in quanto, secondo studi scientifici, gli animali colpiti da questa malattia rimangono molto spesso coinvolti in incidenti stradali". Per ogni animale consegnato agli appositi centri di raccolta, il servizio veterinario provinciale corrisponde un indennizzo pari a 35 euro.

mb